LA RUOTA DEGLI ESPOSTI E I FIGLI DELLA MADONNA A NAPOLI

 




…‘e figli d’ ‘a Madonna, così erano chiamati a Napoli i neonati ma anche bambini più grandicelli abbandonati: orfani, nati da relazioni clandestine o figli di gente poverissima che non poteva mantenerli, venivano abbandonati all’interno della “Ruota degli esposti” e affidati nelle mani delle suore nella speranza di un futuro migliore.

La maggior parte dei bimbi veniva abbandonata senza nessun segno di riconoscimento e con abiti miseri, ma c’erano alcuni che portavano con sé il nome dei genitori o della madre, altri una collanina, un piccolo cuscino ricamato o piccole medagliette, tutti oggetti che davano l’illusione alla madre di poter riconoscere un giorno il proprio bimbo per riprenderlo con sè, purtroppo una speranza che avveniva molto raramente a causa anche dell’alto tasso di mortalità tra i bambini.

La Ruota degli Esposti si trova all’interno del complesso monumentale della Basilica della Santissima Annunziata Maggiore nel quartiere Pendino vicino a Forcella nel centro storico di Napoli, comprendeva un ospedale ancora in funzione con degli ambulatori, un convento e un orfanotrofio.




Basilica dell'Annunziata






Si tratta di una bussola girevole di legno con un lato aperto nel muro, quando la ruota girava verso l’interno veniva automaticamente attivato un campanello che avvisava la Rotara (suora guardiana) che c’era un bimbo da raccogliere.



Ruota degli Esposti- esterno


Appena raccolti dalla Rotara i bambini venivano affidati alle cure delle suore, delle balie e del medico che ne controllava lo stato di salute e se necessario provvedeva alle prime cure. Purtroppo i bambini più grandi per poter entrare nella Ruota, venivano cosparsi di olio per facilitare il passaggio, e questo spesso procurava al bambino fratture e ferite.



Ruota degli Esposti - interno

Poi venivano lavati in una piccola vasca posta vicino alla ruota e battezzati. Successivamente si provvedeva alla registrazione dei dati nel “Libro della Rota”: il giorno e ora di ricevimento, lo stato di salute, le caratteristiche somatiche, eventuali informazioni sul bambino e tutto quello che indossavano al momento del ricevimento.

Ai piccoli veniva legato al collo un cordino con una medaglietta con scritto da un lato il numero di matricola e dall’altro l’immagine della Madonna.

Ai bambini abbandonati senza nessun dato di riconoscimento, automaticamente veniva loro attribuito il cognome Esposito in riferimento agli “esposti”, ecco perché a Napoli, Esposito è un cognome molto diffuso, mentre il nome veniva scelto dalle “Rotare”. Dal 1806, durante il decennio di dominazione francese fu proibito utilizzare il cognome Esposito perché considerato denigratorio così vennero utilizzati cognomi di fantasia. Uno di questi bambini fu chiamato Vincenzo Genito (1852-1929), cioè generato, ma per un errore di scrittura divenne Gemito. Questo bambino divenne un celebre scultore, orafo e condusse una vita  difficile e turbolenta.





Da questo momento i bambini venivano protetti dalla Madonna durante tutta la loro vita, assistiti e accolti nella Casa dell’Annunziata fino alla maggiore età. A tutti veniva garantita una minima istruzione, la possibilità di imparare un mestiere, alle bambine una piccole dote e alcuni, soprattutto i maschietti venivano anche adottati.

Il 25 Marzo festa dell’Annunciazione, veniva organizzato nella Casa dell’Annunziata, “il rito del fazzoletto”, le ragazze in età di matrimonio venivano fatte sfilare davanti agli uomini e questi dopo aver scelto la ragazza le lanciavano un fazzoletto che lei, se interessata, raccoglieva al volo. Tuttavia spesso erano costrette a raccogliere il fazzoletto controvoglia causa sovraffollamento della struttura.

Di questi bambini abbandonati si occupava la “Santa Casa dell’Annunziata”, un importante istituzione assistenziale del Regno di Napoli nata nel 1318 che svolse la sua funzione fino alla fine del ‘900. Fu sostenuta dalle famiglie nobili di Napoli e dagli Angioini e fu proprio la Regina Sancia di Majorca che fece costruire il complesso dell’Annunziata.

La Ruota venne chiusa definitivamente nel 1875 e l’orfanotrofio nel 1980.


Ogni anno, il 25 Marzo festa dell’Annunciazione, nella Basilica dell’Annunziata a Napoli viene venerata e ringraziata per la protezione dei bambini abbandonati la “Madonna Annunziata” detta anche “Madonna delle scarpette consumate”.



Madonna delle scarpette
Madonna delle scarpette















Questa Madonna dai lunghi capelli veri donati dalle donne per grazie ricevute, indossa delle piccole scarpe che vengono ogni 25 Marzo sostituite perché inspiegabilmente consumate. Un rituale di grande devozione e significato, molto sentito e partecipato dai fedeli, le scarpe consumate sono considerate come reliquie e vengono affidate dalle suore alle famiglie con persone o bambini gravemente malati che sperano nella grazia di una guarigione. Dopo aver ricevuto la grazia, le scarpe, vengono riportate alle suore che le affidano ad una nuova famiglia.

Le scarpe si consumano perché una leggenda racconta che la Madonna ogni notte, dopo aver visitato e accudito i piccoli ospiti dell’orfanotrofio, vagasse anche per la città per assistere i meno fortunati. Ancora oggi la Madonna continuerebbe a camminare per le strade e i vicoli di Napoli portando conforto e aiuto ai poveri, ai malati e ai bambini bisognosi.





Era da tanto che volevo visitare questo luogo pieno di fascino e di speranza, ma anche di tanta tristezza pensando alle storie drammatiche e al dolore delle mamme sfortunate che non potevano prendersi cura dei propri figli e allora li abbandonavano dentro la ruota, nella speranza di una vita migliore.





Commovente entrare nella piccola stanza e osservare la ruota, il lavandino, immaginare il pianto di questi bimbi catapultati con un giro di ruota in un’altra realtà senza più l’abbraccio della propria madre.




E poi voglio immaginare le suore, le balie o il medico, tutti assieme a dare i primi soccorsi a questi sfortunati bimbi aiutandoli con amore in questo triste momento.   Alle pareti foto, registri, documenti di riconoscimento, oggetti e gli effetti personali dei bimbi abbandonati raccontano le loro toccanti storie e testimoniano il racconto di secoli di storia di questo emozionante luogo.






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