MARK ROTHKO : il pittore dell'anima
Sono
stata a Parigi ai primi di Marzo 2024 per la mostra di un artista che amo molto
Mark Rothko. Organizzata dalla Fondation Louis Vuitton e ospitata nell’omonimo Museo
dall'architettura
iconica e avveniristica che richiama la forma di un veliero è immerso nel cuore
del Bois de Boulogne nel 16º arrondissement.
Mark
Rothko, pseudonimo di Markus Rothkowitz nacque nel 1903 in Russia,
era di origine ebraico-lettone, emigrò con la famiglia nel 1910 nell’Oregon (Usa).
E’ stato definito un artista “espressionista astratto”.
La
mostra, tra le più grandi
retrospettive mai dedicate a Rothko con 115
opere provenienti da diverse prestigiose collezioni
e musei internazionali, segue un
percorso cronologico, dai primi dipinti figurativi fino agli astratti.
Autoritratto |
Il
percorso inizia dal suo autoritratto del 1936 e dai primi dipinti figurativi
degli anni ’30 dove raffigura paesaggi urbani, in particolare scene di vita solitaria
nella metropolitana di New York. Successivamente ci sono opere di impronta surrealista.
Periodo figurativo |
Si passa poi ai "Multiformes" forme dai colori sfumati e sovrapposti. Infatti, Rothko lasciato il figurativo nel 1946, si dedica all’astrazione creando i primi Multiformes che saranno il preludio ai suoi dipinti più famosi.
Multiformes- Inizio periodo astrazione |
L’artista piano piano inizierà a ridurre forme e colori
fino ad arrivare alle grandi tele “Color Field Paintings” degli
anni ’50 dai colori evanescenti e sfumati che evocano una forte spiritualità.
Meravigliose e suggestive queste grandi tele, che seppur in mezzo a tanta gente, mi inducono a un raccoglimento contemplativo e meditativo e allora mi siedo davanti e sto lì ad osservare e vedo, all’interno di questi grandi campi di colore, sfumature e velature che danno vita a tutto un mondo di emozioni che di volta in volta assumono significati diversi: vita, morte, grido, anima, preghiera, silenzio, essenza, conforto e rigenerazione. E stando lì davanti piano piano mi faccio risucchiare “dentro” alla ricerca di un mondo “altro”. Sono opere mistiche che ti trasportano in un viaggio all’interno di se stessi.
Negli ultimi anni le opere di Rothko iniziano a scurirsi, dai colori brillanti le grandi tele diventano nere e grigie sono le “Black on Gray” degli anni ‘60, eseguite nei vari periodi di depressione dell'artista.
Black on Gray |
Il primo effetto, osservandole da lontano queste opere così cupe sembrano rettangoli grigi e neri e sono un colpo al cuore, mi trasmettono un misto di angoscia e commozione, ma non mi arrendo, allora mi avvicino e scopro varie tonalità di nero e grigio con impercettibili sfumature che mi fanno pensare a impronte di figure passate oltre o in procinto di farlo e allora ritrovo magia, poesia e percepisco che Mark Rothko finalmente ha trovato l’essenza della vita.
Di
grande impatto emotivo l’accostamento di queste opere con le sculture verticali
e solitarie di Alberto Giacometti, i due artisti si conobbero a New York nel
1965 e furono accomunati dallo stesso drammatico mal di vivere.
Rothko e Giacometti |
Lungo il percorso, le opere raccontano la vita di Mark Rothko, sono un diario della sua anima e del suo dramma esistenziale che lo porterà al culmine del successo a suicidarsi tagliandosi le vene nel 1970 nel suo studio a New York.
E’ stata un’emozione unica, nessuna opera
d’arte mai mi aveva provocato tanta commozione. Ho percepito un’energia molto
forte sprigionata dai colori che palpitavano e coinvolgevano in un’esperienza
altamente spirituale da vivere con il cuore.
Mark Rothko afferma in un’intervista del 1956:
"Il fatto che un gran numero di persone rimanga profondamente turbato e pianga quando si trova di fronte ai miei dipinti, dimostra che io sono in grado di comunicare queste fondamentali espressioni umane. La gente che davanti ai miei dipinti piange compie la stessa esperienza religiosa che compio io quando li dipingo. E quando voi, come avete fatto, vi chiedete solamente dei loro rapporti cromatici, allora vi sfugge l’essenziale"
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